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La radio è una bella invenzione

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rai_-_radiotelevisione_italiana_logo_svgDa Susanna Squellerio

L’Unione Radiofonica Italiana, URI, lunghezza d’onda 425 metri, esordì il 6 ottobre 1924, in una sala in
Via Maria Cristina a Roma.

Maria Luisa Boncompagni diede, alle ore 21, il primo annuncio:

“A tutti coloro che sono in ascolto il nostro saluto e il nostro buonasera.

Sono le ore 21 del 6 ottobre 1924. Trasmettiamo il concerto di inaugurazione della prima stazione radiofonica italiana per il servizio delle radioaudizioni circolari. Il quartetto composto da Ines Viviani Donarelli, che vi sta parlando, Alberto Magalotti, Amedeo Fortunati e Alessandro Cicognani, eseguirà Haydn dal quartetto “Opera 7,” I e II tempo.”

Fu poi trasmessa la musica scelta e, a conclusione, il bollettino meteorologico, la borsa e le notizie lette da Ines Donarelli, componente del quartetto d’archi, annunciatrice improvvisata. Il tutto durò soltanto un’ora e mezza. Alle 22.30 le trasmissioni venivano sospese per “far riposare le valvole esauste.”

Cominciò così la storia della radio italiana.

La nascita, i primi palpiti, della radio risalgono al 1820 quando, il danese Hans Christian Ørsted, scoprì la relazione tra l’elettricità e il magnetismo con un esperimento molto semplice. Dimostrò che un filo attraversato da una corrente elettrica aveva la capacità di deviare l’ago magnetizzato di una bussola. Da quel momento in poi una miriade di autorevoli scienziati trattarono di dimostrare la possibilità di trasmettere informazioni tramite le onde elettromagnetiche. Fra essi si annoverano David Hughes, Maxwell, Thomas Edison, Nathan Stubblefiels, Bose, Hertz e l’italiano Guglielmo Marconi.

Nel 1893 Nikola Tesla, scienziato serbo naturalizzato statunitense, ideò un apparato che conteneva tutti gli elementi presenti nei sistemi radio ma non riuscì a trasmettere né a ricevere segnali.

Tesla fu il primo ad applicare il meccanismo di conduzione elettrica nella radiotelegrafia.

Colui che per primo riuscì a “mandare in onda”, fu il canadese Reginald Fessendecan. Egli, il 23 dicembre 1900, riuscì a trasmettere a circa un chilometro e mezzo di distanza, un breve messaggio vocale: “Uno due, tre, quattro, nevica lì dove siete voi signor Thiesen? Se sì, volete telegrafarmi?”

L’importanza, rivelatasi fondamentale, degli studi e degli esperimenti dell’italiano Marconi, è stata tale, che ancora oggi, nell’opinione comune, l’inventore del mezzo radiofonico, per molte fonti, è Marconi e non Fessenden.

Dalle fonti da me consultate (Wikipedia) riporto che il 24 dicembre1906 Fessenden trasmise il primo programma radiofonico della storia: parole e musica furono udite nel raggio di 25 km dalla stazione trasmittente situata a Brant Rock sulla costa del Massachusetts. La radio era pronta per entrare nelle case di tutto il mondo.

In Italia, la radio si diffuse, all’inizio, lentamente anche per l’elevato costo. (3000 lire quando, il salario medio annuo, era di 1000 lire)

Nonostante ciò, nel 1926, a poco più di un anno dalla prima trasmissione, si contavano in tutto il territorio nazionale, 26.855 utenti e nel 1934 se ne contavano 900.000 ma in realtà i “radioamatori” erano più di otto milioni.

Usata, in quel periodo come strumento divulgativo del regime fascista raggiunse, nel 1933 con “Radio Rurale,” anche i nuclei isolati e fu introdotta nelle scuole così da agevolare l’apprendimento della lingua italiana che, a settant’anni dall’Unità d’Italia, era ancora sconosciuta alla maggioranza degli italiani. Era diventata un mezzo di comunicazione di massa.

Durante le due guerre mondiali, essa ebbe un ruolo fondamentale favorendo in modo veloce le comunicazioni di guerra.

Trasmissioni come Radio Londra, Radio Monteceneri, Radio Mosca, Radio Vaticana, sebbene proibite per legge e punite con la morte, furono l’unica fonte di notizie attendibili e permisero di affinare strategie belliche che contribuirono alla conclusione delle guerre stesse.

Gli anni ‘50 furono il periodo d’oro della radio.

Nel 1949 nasce la RAI, Radio Audizioni Italia.

Nel 1951 venne trasmessa in diretta la prima edizione del festival di Sanremo. Nilla Pizzi vinse con “Grazie dei fior.”

Nel 1954 nacque la televisione e la radio dovette cercare nuove vie di divulgazione. Nonostante la concorrenza, riuscì, degnamente, a reggere la competizione.

Nel 1959 nacque “Tutto il calcio minuto per minuto,” una delle trasmissioni più popolari della radio italiana, tutt’ora in onda.

In quegli anni trasmissioni come ‘Bandiera Gialla,” “Per voi giovani” e “Alto gradimento,” mutano radicalmente il linguaggio radiofonico che divenne fluido e colloquiale.

Anche “Chiamate Roma 3131” ebbe un enorme successo con dieci milioni di ascoltatori affrontando temi di società e costume.

Negli anni ’70 nascono le radio “pirata” dette anche radio “libere.” Nel 1978 se ne contavano circa 2800.

Le radio libere non furono altro che piccole emittenti in genere FM. Venivano trasmessi programmi di musica così detta ribelle, tanto snobbata dalla RAI, notiziari locali, programmi politici e dediche.

In seguito, negli anni ’80 l’impegno da parte delle emittenti aumentò e la qualità dei programmi divenne elevata.

Nel 1982 la RAI lancia due nuovi canali: “Rai Stereo Uno” e “Rai Stereo Due” sulle nuove frequenze FM e una riforma strutturale, favorì una modernizzazione degli stili e un adeguamento ai tempi sul modello delle radio private come “Radio Deejay,” “Radio Capital” e “Radio 24.”

Nonostante tutto ciò, la radio italiana registra un calo di ascolti tanto da far pensare che sia arrivata alla fine.

Per fortuna le nuove proposte tecnologiche, internet e il conseguente web radio rilanciarono, in maniera straordinaria la radio e le trasmissioni “Deejay chiama Italia” e il “Ruggito del Coniglio” sono sulla cresta dell’onda.

Siamo giunti agli anni duemila e, la radio, conosce, in Italia, un successo straordinario con ascolti altissimi, come non si vedevano da anni, favorita anche dal contemporaneo calo degli spettatori della televisione. Un sondaggio del 2004 rivelava che oltre il 45% degli italiani dichiara di preferire la radio alla televisione.

In quegli anni ebbe grande successo “Viva Radio 2” condotta da Rosario Fiorello

La trasmissione via etere è sicuramente un’invenzione rivoluzionaria, quelle che io reputo, avere cambiato il mondo. Con essa si sono abbattuti confine, tempo e spazio. L’accellerazione che fu data all’informazione mutò per sempre la comunicazione e, la sua valenza ha assunto caratteri determinanti sull’opinione pubblica.

Non solo.

Voglio menzionare quale importanza abbia avuto il coordinamento offerto dai radioamatori dopo l’attacco alle Torri Gemelle, il black out in Nord America nel 2003 e l’uragano Katrina nel 2005. Soccorsi e assistenza hanno funzionato efficacemente là, dove altri sistemi di comunicazione hanno fallito permettendo così di salvare molte vite umane.

La radio da molti, anche da me stessa, tanto amata, attraverso la quale, seguendo i binari proposti, abbiamo potuto liberare la nostra fantasia e viaggiare, in parallelo e essere totalmente coinvolti e appassionati.

Voci, dai volti spesso sconosciuti, accompagnano i nostri pensieri, ci informano, ci divertono, ci aiutano, ci tengono compagnia. Quale bellissima invenzione!

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